volontari tradizionali, volontari episodici e non-volontari a confronto

Data inizio
1 maggio 2017
Durata (mesi) 
24
Dipartimenti
Culture e Civiltà, Lingue e Letterature Straniere
Responsabili (o referenti locali)
Stanzani Sandro

Il progetto s’inserisce in un filone di indagini che da più anni i proponenti perseguono nell’ambito del Seminario Permanente di Studi sul Volontariato.
L’interesse per il volontariato, e per le sue nuove forme, è testimoniata da più parti (ARNOVA, 2005), soprattutto per la potenziale rilevanza nella promozione di impegno sociale e partecipazione. Tale rilevanza è emersa anche nel corso di un convegno del 2012 organizzato dai proponenti presso il nostro ateneo in occasione della chiusura del progetto “VOLONTARIATO PUNTO ORG” e intitolato appunto “Volontariati in corso”. A seguito di tale convegno si è costituito il suddetto Seminario con l’intento di studiare i volontariati e la loro potenzialità nella promozione dell’impegno civico e del senso di comunità. Tale proposito è stato fortemente voluto e sostenuto dai Centri di Servizio per il Volontariato di Verona, Mantova e Milano, oltre che dal Coordinamento Nazionale (CSVNet) che hanno offerto il loro appoggio alle ricerche intraprese (progetti di ricerca già realizzati: studio dei volontari di EXPO Milano 2015 e del Festivaletteratura di Mantova; progetti che sono in fase di implementazione: a partire da gennaio 2017 partiranno un progetto con il CSVM sui volontari che nel 2016 hanno partecipato a “Mantova Capitale Italiana della Cultura” e un progetto sui volontari coinvolti nel programma “Verona Minor Hierusalem”, programma appena partito e che si concluderà negli ultimi mesi del 2017).
Anche per le opportunità offerte dalle iniziative di questi ultimi anni, tra i volontariati è sembrato importate puntare i riflettori sul volontariato episodico (VE), forma emergente di volontariato che si declina in un aspetto particolare che è il volontariato per eventi (VEv).
Il VE si distingue da quello continuativo (detto anche regolare o tradizionale) in quanto le persone si impegnano in iniziative rette da attività occasionali, per brevi periodi di tempo, per rispondere ad esigenze particolari e contingenti (Meneghini et al., in press). I volontari episodici offrono la loro disponibilità a svolgere attività di volontariato per un pomeriggio, un giorno, un fine settimana o anche un mese e, quando questa “parentesi” finisce, si volgono ad altre esperienze (Smith et al., 2010). Per il tipo di impegno “intermittente” che richiede e la peculiare forma di aggregazione che rende possibile, il VE sembra una forma “accattivante” anche per persone che non sono attratte dalle forme “tradizionali” del volontariato (Macduff, 2005) e soprattutto per i giovani. Una sfaccettatura del VE è il VEv. I volontari per eventi possono essere descritti come volontari episodici che si impegnano una o più volte all’anno, o ripetutamente negli anni, ma solo per manifestazioni specifiche. Si tratta quindi di un volontariato con una tempistica delimitata da un inizio e una fine dettate dall’evento stesso. Gli eventi che reclutano volontari possono essere i più diversi per il tema dell’iniziativa (manifestazioni culturali, sportive, di salvaguardia dell’ambiente, ecc.) e per portata e diffusione della stessa: dalle feste locali alle manifestazioni di livello internazionale. Tuttavia, la maggior parte della letteratura scientifica sul VEv si riferisce ad eventi sportivi e alle motivazioni dei volontari mentre sono praticamente inesplorati gli effetti di tali esperienze e in particolare quelle relative ad eventi culturali di portata locale (come il caso di “Mantova Capitale Italiana della Cultura” e il progetto “Verona Minor Hierusalem). Proprio con questi due progetti in partenza per il 2017 l’obiettivo è quello di indagare come e quanto queste esperienze possano far leva sull’intenzione del partecipante di coinvolgersi nell’impegno sociale e specificatamente per la propria comunità.
D’altra parte l’analisi condotta sui volontari Expo Milano 2015 (volontari episodici per un evento di portata internazionale) ha mostrato come un tale volontariato intercetti soprattutto giovani (ma non solo) e due categorie di persone: individui che vengono dal mondo del volontariato “tradizionale” e “newcomers”, come abbiamo denominato coloro che per la prima volta si affacciavano ad un’esperienza di volontariato. I dati hanno mostrato che questi “newcomers” sono poi intenzionati (alla fine dell’esperienza) ad impegnarsi nel volontariato (soprattutto episodico) e che taluni (a distanza di 5 mesi) hanno effettivamente realizzato questa loro intenzione mentre altri si sono attivati alla ricerca di opportunità di volontariato.
I progetti menzionati sopra hanno/hanno avuto l’obiettivo di rilevare oltre a motivazioni e soddisfazione rispetto all’esperienza anche alcune variabili psicosociali (come: fiducia generalizzata e verso le istituzioni, impegno civico, benessere, ecc.) e la rappresentazione sociale che questi volontari hanno del volontariato.
Molto è stato scritto sulla crisi dell’impegno e sulla mancanza di partecipazione. Così, a fronte di una minoranza che si impegna, si riscontra la presenza di una maggioranza che sembra passiva e silenziosa. All’interno di questa maggioranza sembrano collocarsi due categorie di persone: i giovani e i cittadini con scarsa o nulla fiducia nelle istituzioni, nei confronti dei quali potrebbero essere necessari specifici investimenti per accompagnarli a rendersi meno latenti. In tal senso risulta importante chiedersi quali tipi di impegno possano promuovere la partecipazione e la cittadinanza attiva (Moro, 2003) e se il volontariato, nelle sue diverse forme possa essere tra queste. Resta tuttavia un dato di fatto: in questi anni anche il volontariato cosiddetto “tradizionale” (caratterizzato da continuità e adesione ad un’associazione) sembra non essere più in grado di “reclutare” come nel passato (Ambrosini, 2016). Oggi, nuove esigenze e modelli di vita (precarietà, mobilità del mercato del lavoro, ecc.) sembrano dare sempre più credito alla propensione per forme di volontariato che non richiedono un’adesione prolungata, ma piuttosto un impegno, magari a 360 gradi, ma per periodi limitati. Resta comunque l’interrogativo se e quanto queste nuove forme di volontariato possano sortire gli effetti desiderati di promozione di impegno, partecipazione, cittadinanza attiva e senso di comunità.

Obiettivi e domande di ricerca
Obiettivo generale del filone di ricerche sul VEv è quello di approfondire le conoscenze sui suoi eventuali effetti e benefici (in termini di promotore di cittadinanza attiva e partecipazione). Obiettivo specifico del presente progetto è quello di confrontare tra volontari per eventi, volontari “tradizionali” e non volontari, le seguenti variabili:
  • Livello di fiducia generalizzata e verso le istituzioni
  • Benessere soggettivo e soddisfazione per la vita
  • Coinvolgimento nella comunità e senso di appartenenza alla comunità
Inoltre ulteriori obiettivi sono:
  • indagare se la rappresentazione del volontariato è sovrapponibile tra volontari (episodici e continuativi) e i non volontari;
  • analizzare quali siano le opinioni dei non volontari circa le motivazioni che spingono le persone a fare volontariato
  • atteggiamenti verso il volontariato continuativo ed episodico.

Partecipanti al progetto

Sandro Stanzani
Professore associato
Aree di ricerca coinvolte dal progetto
Infanzia, famiglia, reti sociali
Psychology, Social

Attività

Strutture

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