Editoriale del Direttore di Dipartimento, prof.ssa Roberta Facchinetti, a margine dell'ultimo attacco terroristico a Londra sabato 03 giugno 2017

Editoriale del Direttore di Dipartimento, prof.ssa Roberta Facchinetti, a margine dell'ultimo attacco terroristico a Londra sabato 03 giugno 2017
Tra terrorismo e nichilismo

Londra, Manchester e ancora Londra: negli ultimi tre mesi l’Inghilterra ha subito altrettanti attacchi terroristici. Con lei, solo ad aprile, Stoccolma e San Pietroburgo hanno tristemente condiviso sangue e sofferenza.

Si parla di “jihad islamica”, di “estremismo xenofobo”, di “lupi solitari radicalizzati”, e ancora di “terrorismo di rimbalzo” ad opera di immigrati di seconda generazione che si rivoltano contro i paesi che li hanno accolti, contro i loro valori, contro i loro costumi.

Lo chiamiamo terrorismo, ma forse il termine che più si addice a questa furia omicida/suicida è nichilismo, un nichilismo esistenziale dove la vita propria e altrui non ha più senso e trascina così nella disperazione del nulla ogni persona e realtà che incontra sul suo devastante cammino. Non costruisce, ma cancella; non favorisce una religione rispetto ad un’altra, bensì spinge all’oppressione dell’una e al rifiuto dell’altra; non promuove l’esistenza umana nelle sue multiformi realizzazioni culturali, ma la annienta e – così facendo – annienta inevitabilmente anche se stessa. 

“Enough is enough”, tuona la Premier inglese Teresa May all’indomani dell’ultimo attacco e a cinque giorni dalle elezioni britanniche. Dobbiamo vigilare, agire e “mostrare i muscoli”; e così rimbalzano nei dibattiti nuove proposte di incrementare la stretta su persone sospette, di frenare la diffusione in rete di queste ideologie distorte, di rafforzare le forze di polizia.

Tutto questo blocca, ma difficilmente cura. Per confrontarsi con il nichilismo terrorista e provare a debellarlo servono anche azioni formative e costruttive che partono dal basso e sui banchi di scuola e salgono sempre più fino alle discussioni nelle aule universitarie e alla formazione dei diversi livelli dirigenziali.  La forza muscolare delle leggi e del potere accanto ad incisive azioni culturali e formative, entrambe coordinate da una seria e costruttiva cooperazione e negoziazione a livello internazionale:  tutto ciò toglierà sempre più nutrimento alle ideologie estremiste.

Si potrà così combattere la libertà di attacco con la libertà di parola, le ideologie radicalizzate con un radicato senso di democrazia, l’annientamento dell’io con la costruzione del noi.
 
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