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Il culto per la patria, una religione condivisa  (2008)

Autori:
Vecchiato, Francesco
Titolo:
Il culto per la patria, una religione condivisa
Anno:
2008
Tipologia prodotto:
Contributo in volume (Capitolo o Saggio)
Tipologia ANVUR:
Contributo in volume (Capitolo o Saggio)
Lingua:
Italiano
Formato:
A Stampa
Titolo libro:
Monumenti celebrativi dell'età risorgimentale nella provincia di Verona
Casa editrice:
Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Verona Rovigo Vicenza
Intervallo pagine:
9-55
Parole chiave:
Amore per la patria italiana del clero veronese dopo il 1866
Breve descrizione dei contenuti:
Dal 1866 in poi anche Verona si sarebbe andata lentamente rivestendo di segni con i quali esternare la propria adesione alla causa risorgimentale e la riconoscente ammirazione per chi si era distinto nella lotta politica e militare a favore dell’unità nazionale. Gli strumenti di cui ci si serve per celebrare la religione della nuova patria sono la toponomastica, le lapidi e i monumenti, con la proluvie di discorsi che fanno da contorno a ogni inaugurazione. Tale culto risorgimentale è però un fatto elitario, essendo necessariamente appannaggio degli amministratori locali, fedeli interpreti degli umori e delle direttive del governo di Roma, almeno fino a quando non conquisteranno il municipio di Verona i socialisti. Tra costoro e i liberali che li hanno preceduti nella guida della città c’è continuità politica solo sul versante dell’anticlericalismo. Sul tema risorgimentale, i socialisti si distinguono per l’atteggiamento dissacratorio e blasfemo che mantengono nei confronti di valori e simboli come la patria, il tricolore, l’esercito nazionale, interrompendo, perciò, oppure ostacolando lo sviluppo di un culto per le glorie patrie, che riprenderà solo con l’avvento del fascismo. L’avversione socialista per il mito risorgimentale raggiungerà un suo culmine alla vigilia del primo conflitto mondiale, come ci conferma un articolo di De Amicis ospitato su «Verona del Popolo». Dopo il 1866, di fronte al proliferare in Verona di una simbologia risorgimentale sempre più articolata, ci si chiede quanto vi sia di imposto dall’alto, di autoritario, di artefatto, e quanto invece di partecipato, di corale, di popolare. Quei monumenti di cui la città si va arricchendo sono solo un gesto di riconoscenza per gli artefici del risorgimento o sono suscettibili di altre letture? Prima tra queste, quella di una loro valenza didattica, intendendo i promotori rendere partecipi tutti i veronesi, ma in particolare le nuove generazioni, del mito risorgimentale in costruzione. L’impegno a onorare i protagonisti dell’epopea risorgimentale potrebbe essere letto, però, anche come una dichiarazione di attaccamento allo stato nazionale, obbligata da parte di una città facilmente sospettabile di sentimenti filoaustriaci, non fosse altro perché era stata il cuore del sistema militare asburgico. Proprio contro le mura di Verona si erano infranti tutti i sogni di conquista militare dei piemontesi. Mai Verona aveva capitolato. Era sempre rimasta saldamente in mano agli Austriaci e la loro partenza nel 1866 avveniva nonostante la schiacciante vittoria asburgica di Custoza. Facile sospettare che l’inviolabilità della città di Verona fosse da attribuire anche al comportamento dei suoi abitanti. All’interno delle mura abitavano cittadini che subivano la dominazione austriaca o che fremevano costretti a soffocare la passione patriottica? Nel corso delle lotte risorgimentali abbiamo testimonianza di momenti in cui la città di Verona è scesa in piazza a urlare la propria adesione al sogno italiano, in particolare nel 1848 e nel 1866. Dopo il ’66 si registra il progressivo approfondirsi della delusione postrisorgimentale, della quale si fanno interpreti alcuni sacerdoti illuminati, che avevano vissuto con intensità la passione indipendentista e unitaria. Ora essi subiscono da un lato l’irremovibile determinazione della Santa Sede sulla questione romana, dall’altro l’incattivirsi della politica anticlericale del governo centrale e delle amministrazioni locali. Tra le fila del clero, c’è chi si limita a esprimere la propria delusione postrisorgimentale, e chi invece, travolto dall’apparente inconciliabilità tra nazione e religione, abbandona lo stato sacerdotale divenendo persecutore della chiesa. Anche Verona ha i suoi preti spretati, che come sempre, sono gli avversari più accaniti della chiesa. Ma Verona conta pure numerosi nostalgici del buon tempo antico, del governo aus
Pagina Web:
www.univr.it
Id prodotto:
57496
Handle IRIS:
11562/345232
depositato il:
8 ottobre 2010
ultima modifica:
1 novembre 2022
Citazione bibliografica:
Vecchiato, Francesco, Il culto per la patria, una religione condivisa Monumenti celebrativi dell'età risorgimentale nella provincia di VeronaVECCHIATO MARISTELLA, BEVERARI DANIELASoprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Verona Rovigo Vicenza2008pp. 9-55

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