l plurilinguismo e il translinguismo rappresentano un fenomeno sempre più presente nella letteratura contemporanea, diffuso tra quegli autori e quelle autrici che non scrivono nella loro prima lingua, ma nella lingua maggioritaria del paese in cui sono emigrati, per necessità o decisione personale, o nel quale vivono sentendosi o meno in esilio. Se è evidente che il fenomeno non si riduce a un’analisi esclusivamente linguistica o letteraria, appare necessario superare il paradigma postcoloniale così come si è diffuso in una certa critica letteraria, con la sua relazione enfatica, tanto programmatica quanto metaforica, con il plurilinguismo e la sua tendenziale idealizzazione dell’auto-traduzione e dell’ibridità, i cui rischi insiti sono quelli di trascurare la problematica dell’alienazione culturale e linguistica legata all’auto-traduzione. Lungi dal rappresentare un mero atto di libero attraversamento delle frontiere, la letteratura plurilingue permette di riflettere su processi e relazioni di potere tra lingue dominanti e marginalizzate, esplorando anche il ruolo giocato da fattori come la cultura linguistica e il pensiero dei lettori a cui ci si rivolge, la struttura dell'opinione pubblica, o le caratteristiche del mercato letterario. Il convegno si propone di indagare questi fenomeni concentrandosi sulla produzione letteraria (ma senza tralasciare gli sconfinamenti di genere) a partire dall’inizio degli anni Duemila.
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