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Outdancing thoughts. La danza in alcune poesie di W.B. Yeats  (2010)

Autori:
Calvi, Lisanna
Titolo:
Outdancing thoughts. La danza in alcune poesie di W.B. Yeats
Anno:
2010
Tipologia prodotto:
Contributo in volume (Capitolo o Saggio)
Tipologia ANVUR:
Contributo in volume (Capitolo o Saggio)
Lingua:
Italiano
Formato:
A Stampa
Titolo libro:
Figure e intersezioni: tra danza e letteratura
Casa editrice:
Fiorini
ISBN:
9788896419120
Intervallo pagine:
285-302
Parole chiave:
Yeats; danza; poesia
Breve descrizione dei contenuti:
Nel panorama artistico del primo Novecento, tra le seriche sperimentazioni di Loië Fuller, la purezza espressiva di Isadora Duncan e il sensuale e provocatorio Fauno-Niinskij, la poesia di William Butler Yeats accoglie, e lungamente conserva al suo interno, l’esperienza della danza. Già da The Wanderings of Oisin (1889) fino a «Sweet Dancer» (1938), passando, tra le altre, dalla famosa «Among School Children» (1926), la danza si affaccia costantemente nella produzione yeatsiana. Essa è tema, nella sua institita presenza, simbolo, perché unica via praticabile di espressione di una essenza invisibile, e, perfino, strumento di riflessione metalinguistica sullo scacco dell’arte verbale di fronte al danzatore. Qui esso è infatti, figura umana, quindi corporea, e allo stesso tempo, movimento puro, e dunque incorporeità. Dalla natura estatica e a tratti primitivistica che ritroviamo nella prima produzione, la danza assume, via via, tratti di complessità concettuale che fanno sì che essa diventi unico strumento in grado di rintracciare ed esprimere il ciclo della vita e della morte, risolvendo la contraddizione tra corporeità e trascendenza. Ed ecco che, oltre a farsi percorso di indagine privilegiato nel rinvenire la progressiva complicazione concettuale dell’opera poetica di Yeats, l’ossimorica presenza della danza si intreccia, dando spazio a mutue illuminazioni, a quel sistema “psico-antropologico-esoterico” che il poeta andava elaborando nei primi anni Venti, e che troverà compiutezza di espressione in A Vision (1925 e 1937). La danza si fa, invero, paradigma appropriato del ‘simbolismo geometrico’ — come lo definì lo stesso Yeats — della Grande Ruota, il cui moto è cadenzato dai mutamenti lunari che conchiudono uno schema al quale è soggetta sia la vita individuale, sia la globalità civile stessa. Non priva di tortuosità esoteriche che ne complicano la decifrazione, la Ruota pare tuttavia trovare la sua genesi proprio nel movimento danzato, nella sua trascendenza e, insieme, nella sua capacità di dire l’indicibile.
Id prodotto:
58460
Handle IRIS:
11562/346714
depositato il:
12 novembre 2012
ultima modifica:
1 novembre 2022
Citazione bibliografica:
Calvi, Lisanna, Outdancing thoughts. La danza in alcune poesie di W.B. Yeats Figure e intersezioni: tra danza e letteraturaLaura Colombo e Stefano GenettiFiorini2010pp. 285-302

Consulta la scheda completa presente nel repository istituzionale della Ricerca di Ateneo IRIS

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