- Autori:
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Cappelletti, Cristina
- Titolo:
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«Ozio e virtù in fatto di Belle lettere». Corrispondenza di Ippolito Pindemonte con Angelo Mazza e Smeraldo Benelli. 1778-1828
- Anno:
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2007
- Tipologia prodotto:
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Doctoral Thesis
- Tipologia ANVUR:
- Altro
- Lingua:
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Italiano
- Parole chiave:
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Belle lettere; Ippolito Pindemonte; Angelo Mazza; Smeraldo Benelli
- Abstract (italiano):
- Spero di viver anch’io nella memoria de’ posteri sin che vivranno i versi del
Pindemonte.
Questo l’auspicio che il roveretano Clementino Vannetti rivolgeva a se stesso e
alle proprie opere in una lettera del 25 agosto 1787, indirizzata al conte veronese
Eriprando Giuliari, a dimostrazione di come Ippolito Pindemonte, prima ancora di
aver dato alle stampe il celeberrimo Saggio di poesie campestri, fosse già entrato
a far parte del Pantheon letterario fin-de-siècle; o forse più semplicemente perché
il Vannetti aveva avuto occasione di leggere in anteprima stralci delle Campestri,
prefigurandone la fortuna Il poeta veronese, in effetti, rappresentò per molti
contemporanei – quasi analogamente a quanto avvenne per Byron nell’Inghilterra
d’inizio Ottocento – un modello da imitare tanto nell’usus scribendi, quanto nel
modus vivendi. La morte, poi, incrinò la fama del poeta, facendola affievolire sino
al punto di lasciar sopravvivere il Pindemonte, nella memoria di molte generazioni
di studenti, solo in virtù del suo essere stato l’interlocutore cui Foscolo si
rivolgeva nei Sepolcri. Gli studiosi continuarono invece ad occuparsi del
tragediografo veronese, come dimostra la cospicua bibliografia critica.
Uomo schivo e riservato, come ricorda il biografo Bennassù Montanari, le
sfaccettature più private della vita del poeta divennero anch’esse oggetto di studio,
propiziando la pubblicazione di alcuni vasti epistolari e carteggi pindemontiani,
allo scopo di approfondire le idee letterarie, ma anche l’umanità, la ‘creaturalità’
del poeta.
In questo senso si sono indirizzati gli studi sugli epistolari pindemontiani di
maggior rilievo, ultimo in ordine cronologico quello con Isabella Teotochi
Albrizzi, in cui dispute letterarie, riflessioni sulle scelte poetiche e spaccati di vita
quotidiana convivono in maniera armonica, restituendoci un vivace ritratto umano
e intellettuale del poeta.
L’importanza dello studio dei carteggi per la ricostruzione della biografia
pindemontiana – analogamente a quanto avviene per molti altri intellettuali del
Settecento, secolo caratterizzato, forse più che gli altri, da una spiccata grafomania
epistolare – fu individuata già dal primo e ancora oggi più attendibile biografo del poeta, Bennassù Montanari, che raccolse ed inserì nei sei libri dedicati al ritratto
dell’amico e ideale maestro numerose lettere a vari corrispondenti, nel tentativo di
restituire, talvolta con eccessiva dovizia di particolari, una minuziosa cronaca
della vita e delle opere del cavaliere Gerosolimitano.
- Id prodotto:
-
54534
- Handle IRIS:
-
11562/338121
- depositato il:
-
3 marzo 2010
- ultima modifica:
-
24 novembre 2022
- Citazione bibliografica:
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Cappelletti, Cristina,
«Ozio e virtù in fatto di Belle lettere». Corrispondenza di Ippolito Pindemonte con Angelo Mazza e Smeraldo Benelli. 1778-1828
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