Nell’ambito della letteratura tedesca Christoph Martin Wieland è considerato, prima e accanto a Goethe, come maestro dell’ironia, ironia che risulta essere il fondamento della sua narrativa dal periodo rococò (Agathon, 1766/67; Idris und Zenide e Musarion, 1768) fino agli Abderiten (1781), a Peregrinus Proteus (1791) e all’Aristipp (1800-02). Ciononostante, i lavori finora dedicati a questo aspetto centrale del pensiero e della produzione wielandiani sono pochissimi (E.Ermatinger, Wieland und die Ironie, 1948; H.P.H.Teesing, Ironie als dichterisches Spiel, 1981; J.Papior, Die Ironie im Spätwerk Wielands, 1988; qualche accenno all’interno del volume di R.Tschapke, Christoph Martin Wieland und die Rhetorik, 1990).
Il progetto si propone pertanto di indagare sistematicamente gli aspetti ironici e le riflessioni sull’ironia nelle opere e nelle traduzioni di Wieland: urbanitas, grazia, poesia dello stile, scissioni dell’io narrante, metanarrazione, superamento dei confini tra stili, generi e codici. Saranno presi in particolare considerazione i rapporti con l’antichità (Platone, Aristofane, Luciano, Cicerone, Orazio, Quintiliano), con la letteratura europea moderna (Ariosto, Cervantes, Voltaire, Diderot, Sterne, Fielding) (per quanto riguarda questo aspetto sará dato particolare rilievo all’opera di mediazione di C.J.Jagemann) e con il concetto romantico di ironia.