La ricezione di Orazio nei corsi di poetica dell'Accademia Mohyliana di Kiev (XVII - prima meta' del XVIII secolo)

Data inizio
1 giugno 2005
Durata (mesi) 
36
Dipartimenti
Lingue e Letterature Straniere
Responsabili (o referenti locali)
Siedina Giovanna
Parole chiave
Orazio, poetica e retorica, letteratura neolatina

La mia ricerca verte sul tema “La ricezione di Orazio nei corsi di poetica dell’Accademia Mohyliana di Kiev (XVII – prima metà del XVIII secolo)”. L’Accademia Mohyliana di Kiev, fondata nel 1632 dal metropolita ortodosso Petro Mohyla, è stata il primo istituto di istruzione superiore presso gli Slavi orientali, e la sua attività ha svolto un ruolo di primo piano nella formazione dei quadri intellettuali di Ucraina, Russia e Bielorussia per circa un secolo (Anni Trenta del XVII – prima metà del XVIII secolo). Il suo programma di studi, modellato su quello dei contemporanei collegi gesuitici, aveva lo scopo di formare intellettuali che pur ricevendo un’istruzione di tipo occidentale rimanessero fedeli all’Ortodossia e fossero in grado di resistere alla cattolicizzazione e alla polonizzazione con le armi culturali dell’avversario. Per questa ragione, come nei collegi gesuitici, la lingua principale dell’istruzione era il latino. Questo fatto, insieme al programma degli studi, aprì la strada l’assimilazione del retaggio classico (soprattutto latino), ancorché in una forma selettiva e mediata dai principi educativi umanistici, rafforzati dalla Controriforma, alla base dei quali erano l’interpretazione e l’adattamento degli autori pagani nella prospettiva di una visione cristiana del mondo. Sebbene i corsi di poetica dell’Accademia mohyliana siano stati oggetto di ricerca negli ultimi decenni, nessuno studio di rilievo è stato dedicato alla ricezione in essi della letteratura classica (in primo luogo latina), e in particolare dell’opera di Orazio. Inoltre, mentre la letteratura neolatina della Galizia e delle regioni occidentali dell’Ucraina (che hanno sperimentato un Rinascimento) è stata ampiamente studiata, quella delle restanti aree dell’Ucraina, particolarmente in relazione all’attività culturale svolta dall’Accademia mohyliana, è ancora poco conosciuta. Con la mia ricerca intendo pertanto cominciare a colmare questa lacuna e ad ampliare la conoscenza dell’insegnamento letterario e di teoria letteraria che veniva impartito all’Accademia mohyliana. I corsi di poetica dell’Academia mohyliana conservatisi fino ad oggi sono circa 30, e i loro manoscritti si trovano nelle biblioteche di Kiev (la gran parte), Leopoli e Mosca. La mia ricerca aspira a fare luce in particolare sulle seguenti questioni: in che modo la ricezione di Orazio contribuisce alla comprensione del tipo di insegnamento letterario e linguistico impartito all’Accademia, del quale i corsi di poetica sono espressione; se e in quali aspetti la ricezione di Orazio è differente nei corsi più marcatamente barocchi rispetto a quelli maggiormente classicisti; in qual modo essa si collega alla maggiore o minore ampiezza e profondità delle questioni di teoria letteraria trattate nelle poetiche; infine, come essa si riflette nella creazione poetica neolatina degli autori e professori dei corsi di poetica (ogni professore di poetica di norma compilava il suo corso). Un primo esame della ricezione di Orazio in sei poetiche kieviane, consente di fare alcune osservazioni preliminari, che andranno sottoposte a verifica nella prosecuzione della mia ricerca. Citazioni, menzioni e reminiscenze di Orazio svolgono funzioni differenti nelle poetiche kieviane: da un lato, sono addotte per illustrare prescrizioni che concernono questioni di teoria letteraria e generi letterari; dall’altro, sono presentate come modelli di metri lirici latini e di un elegante "usus verborum" da emulare. Un diverso tipo di ricezione è costituito invece dalle citazioni di versi di Orazio nei "Florilegia", raccolte di "eruditiones", proverbi e massime morali che appaiono in appendice ad alcune poetiche. Infine, la forma della ricezione di Orazio che presenta maggiore interesse è quella che si esprime attraverso la poetica delle reminiscenze nella poesia neolatina degli autori dei corsi. La imitatio era uno dei principi basilari raccomandati agli studenti del corso di poetica: essa tuttavia non era intesa nel senso della "mimesis" aristotelica, ma piuttosto come metodo letterario di imitazione dell’opera di un autore classico che veniva preso a modello. Mentre la "imitatio" rinascimentale dei classici consisteva soprattutto nella conservazione dello stile e della composizione dei modelli scelti, essendo l’obiettivo principale quello di imitare il modo di presentazione del contenuto di un’opera poetica, e non la ricerca di una nuova tematica, nel periodo post-rinascimentale e specialmente nel Barocco prevale un atteggiamento diverso verso il retaggio classico, che si rifà in parte alla pratica tardo antica e medievale dei centoni, ma in maniera originale e innovativa. Di particolare rilevanza in questo nuovo tipo di imitazione sono la “parodia” e la “palinodia”, in particolare di Orazio, intese secondo la poetica barocca. Si tratta cioè opere poetiche (soprattutto di contenuto religioso) composte con elementi della letteratura pagana o con l’uso artificiale di elementi classici per esprimere contenuti ad essi estranei. La tecnica “parodistica” raggiunse l’apice del suo sviluppo nell’opera di Maciej Kazimierz Sarbiewski (1595-1640), che soprattutto per questo fu chiamato l’“Orazio cristiano”. Nelle sue “parodie” trovò applicazione la tendenza alla cristianizzazione dell’antichità. Per i teorici ucraini della poesia l’autorità di quest’ultimo non era inferiore a quella degli autori classici. Proprio sull’esempio di Sarbiewski i teorici ucraini si cimentano a loro volta nella composizione di parodie oraziane, che hanno lo scopo, da un lato, di fornire agli allievi dei modelli di imitazione (la composizione di poesia latina era per gli allievi un esercizio obbligato per l’apprendimento del latino), dall’altro, attraverso la reinterpretazione del retaggio classico (pagano) in chiave cristiana, di riaffermare i principi educativi e ideologici dell’Accademia, che possono essere riassunti dal concetto erasmiano di "pietas litterata". Tuttavia, accanto a questo tipo di imitazione, troviamo anche traduzioni di odi o di parti di odi di Orazio e composizioni poetiche (soprattutto di tipo panegirico) in cui vengono inseriti singoli versi di Orazio come centoni, o che presentano un usus verborum e costrutti sintattici di chiara provenienza oraziana. Lo stadio successivo della mia ricerca sarà l’analisi del ruolo che la poetica delle reminiscenze (in primo luogo di Orazio) nella poesia neolatina degli autori dei corsi di poetica ha svolto nella trasmissione dell’esperienza artistica della classicità alla poesia ucraina dei secoli XVII-XVIII scritta in polacco, in slavo-ecclesiastico e in ucraino antico, e contenuta nelle poetiche kieviane soprattutto a partire dalla fine del XVII secolo. Una letteratura, va osservato, che solo nell’ultimo terzo del XVII secolo si avvia verso un processo di secolarizzazione, e che a quest’epoca è ancora coltivata in gran parte da uomini di Chiesa. L’indagine sulla poetica delle reminiscenze si ricollega al secondo indirizzo della mia ricerca, che intendo sviluppare e portare a compimento in un secondo tempo: lo studio e la pubblicazione dell’interessante retaggio poetico neolatino contenuto nelle poetiche kieviane, che in questo modo potrà essere riportato nell’alveo della letteratura ucraina, alla quale legittimamente appartiene.

Enti finanziatori:

Finanziamento: assegnato e gestito dal Dipartimento

Partecipanti al progetto

Pubblicazioni
Titolo Autori Anno
Horaciji v kyjivs'kyx poetykax; joho vchennja pro poetychnyj tvir-poesis-poeta Siedina, Giovanna 2007
Il retaggio di Orazio nella poesia neolatina delle poetiche kieviane: alcuni modi della sua ricezione Siedina, Giovanna 2007
Uchennja Horacija pro poetychnyj tvir-poesis-poeta v kyjivs'kyx poetykax Siedina, Giovanna 2006

Attività

Strutture

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