Con il suo lavoro Spectres de Marx, Éditions Galilée, Paris 1993 (traduzione tedesca: Marx’ Gespenster, Frankfurt am Main 2004) Jacques Derida ci ha messo a disposizione una cornice teorica che finalmente ci permette di analizzare meglio il discorso sul binomio spettro/spirito che dall’ Ottocento in poi diventa sempre più insistente e nel quale si scinde il termine filosofico Geist. Mentre nella Fenomenologia dello spirito di Hegel il concetto primario è ancora il Geist, in Marx diventa centrale il concetto del lavoro all’interno del pensiero filosofico/economico. Nella critica di Marx, rivolta a Max Stirner, si mettono a nudo tutte le ambiguità e le contraddizioni implicite nel discorso sullo spirito. Però anche Marx, come ci ha fatto vedere Derida, non può fare a meno della categoria dello spettro/Gespenst. Il discorso sulla spettralità si mette, da Hamlet in poi, in rapporto con la questione fondamentale dell’equity of law, della giustizia e del rapporto fra stato di diritto e giustizia. Lo spettro è connesso con la questione del tempo e, di nuovo da Hamlet in poi, con la questione posta dalla constatazione di Shakespeare The time is out of joint, che trova la sua prima formulazione nel pensiero presocratico. La questione dello spettro implica inoltre la problematica del Trauma e del Phantasma.
Il lavoro si articolerà in sette capitoli:
1.Heinrich Heine e le figurazioni della fine. 2. Gli spettri di Stirner e Marx. 3. Robert Walser, la ripetizione e l’apparizione del revenant. 4. Franz Kafka e il fantasma del corpo ebraico. 5. Tynset di Wolfgang Hildesheimer e l’ ombra dello spettro di Hamlet. 6. »The time is out of joint«. Gli spettri di W. G. Sebald. 7. L’uomo/spettro nella letteratura sui Lager (Jean Améry, Peter Weiß, Primo Levi e Maria Ariata Massariello)