Punto centrale della ricerca sono stati i principali aspetti linguistici che veicolano la modalità verbale in lingua inglese; particolare attenzione è stata dedicata non solo ai verbi modali, ma anche agli avverbi, ai nomi ed agli aggettivi modali. Per condurre tale ricerca si è reso necessario l’utilizzo di alcuni corpora linguistici informatizzati, che hanno garantito maggiore rigore ed oggettività d’analisi grazie alla loro ampiezza e diversità tipologica. Nella prima fase della ricerca sono state raggiunte interessanti conclusioni, particolarmente in riferimento al valore pragmatico degli avverbi modali ed all’uso del ‘modal idiom’ be able to; quest’ultimo infatti presenta particolari valori semantici e pragmatici che lo differenziano dal verbo can sulla base di criteri non sempre riscontrabili nei testi e manuali di carattere descrittivo e prescrittivo. Nella seconda fase della ricerca sono state osservate e registrate altre divergenze esistenti tra il sistema linguistico inglese come presentato nei manuali, da un lato, e l’effettivo uso della lingua, con la variazione ed i cambiamenti che quest’ultimo impone al sistema linguistico, dall’altro. Tale studio è stato condotto sia a livello sincronico che diacronico. In particolare, 1. si è notata la discrepanza tra l'impostazione prescrittiva indicata dai manuali settecenteschi in riferimento al verbo shall e il suo uso effettivo, come riscontrato in un corpus di quotidiani irlandesi dell'epoca; 2. e' stato approfondita l'analisi del periodo ipotetico e del valore semantico-pragmatico assunto dalle forme modali nella protasi e nell'apodosi di tali costruzioni condizionali; 3. si è conclusa l'analisi del verbo modale can e della sua forma passata/tentative could, sia dal punto di vista sincronico che diacronico, e sono state puntualizzate alcune interessanti particolarità d'uso che sono andate evolvendosi nel corso degli ultimi tre secoli.