Le epistole di Enea Silvio Piccolomini, umanista, segretario imperiale e, in seguito papa, hanno ricevuto una importante edizione critica per mano di Rudolf Wolkan agli inizi del secolo passato. Si tratta di un’opera monumentale e, per l’epoca, pionieristica, strumento imprescindibile per gli studiosi di Piccolomini e in generale del Quattrocento. Il prezioso lavoro del Wolkan si ferma tuttavia al 1453. Gli anni seguenti sono coperti solo da edizioni sporadiche; gran parte dei testi rimane inedita; alcuni si sono conservati solo in rarissimi testimoni presso archivi e biblioteche; in rari casi siamo in possesso di autografi inediti. In studi precedenti ha indagato in modo particolare la porzione di corrispondenza legata agli anni del cardinalato: ho individuato l’esistenza di una collezione canonica, attestata in numerosi manoscritti; da questa collezione trae origine una parte della tradizione a stampa italiana, quella legata alla princeps romana. Ad un’altra famiglia appartengono invece le edizioni cinquecentesche transalpine. Oltre a questa collezione canonica si sono conservate numerose epistole, sia in latino che in volgare, tutte appartenenti al periodo del cardinalato, ma escluse dalle raccolte prima ricordate. Ho dimostrato con certezza che l’allestimento delle raccolte canoniche non può essere ricondotto alla volontà dell’autore. Scopo del presente progetto è di sviluppare il lavoro d’indagine presso archi e biblioteche per portare alla luce nuovi testimoni e di giungere, in un primo tempo all’edizione delle lettere escluse dalla collezione canonica. Fra esse, come ricordato, alcune sono in volgare e rivestono da un punto di vista anche linguistico particolare interesse. L’edizione prevede un commento di tipo filologico e uno di carattere storico. Per portare a compimento il progetto sarà necessario richiedere alcuni microfilm e procedere al controllo diretto presso alcuni archivi e biblioteche. I cataloghi indicano infatti spesso il contenuto con la generica indicazione di lettere, senza precisare quali o a quale periodo esse appartengano. Ciò rende necessario un’analisi particolareggiata dei testimoni almeno, quando possibile, tramite un microfilm o una riproduzione digitale. Al contrario non è possibile trarre conoscenze sicure sull’importanza per la ricerca del testimone. Le raccolte più importatni si trovano in Italia: particolarmente ricche di manoscritti da esaminare sono la Biblioteca universitaria di Bologna (alcuni volumi della Miscellanea Tioli e in particolare, 8, 10, 17, 36 e 23), a Siena, in particolare l’archivio di Stato e quello del duomo; a Firenze, l’archivio di Stato e la Biblioteca laurenziana; Arezzo, Biblioteca della fraternità dei laici, ms. 181; Bergamo, Angelo Mai, delta IV 40;. Alcuni manoscritti che dovranno essere esaminati si trovano tuttavia anche all’estero: Gran Bretagna, Ampleforth Abbey, 17; Edinburgh, University Library, ms. 191; Glouster Cathedral Library, ms. 2; Holkham Hall (Norfolk) Library of the Earl of Leicester, ms. 483, 484, 489, 490; Londra University college library ms. lat. 13; Manchester University Library, 3 f 15; PoloniaGdansk, Gdanska Bibliotheka, Akademii Nauk 29; Cracovia, Biblioteca Jagellonska 42; Wroklaw, Bibblioteka uniwersyteka IV F 62, IV F 85, IV F 87, IV Q 228, IV Q 53, IV Q 62, IV Q 85, Spagan, Madrid, Biblioteca Nacional, cod 4027, Siviglia, Biblioteca Capitular y Colombina, 5-5-19 e numerosi altri. Vari testimoni sono poi conservati anche in Ungheria, Francia e Svezia e negli stati Uniti.
La trascrizione dei testi è già quasi interamente completata; una volta terminato lo spoglio dei numerosissimi testimoni, o almeno di quelli che si evidenziano ragionevolmente come i più importanti, sarà possibile terminare la collazione e quindi il commento di un testo affidabile.
Vista l’importanza del personaggio, il completamento dell’epistolario di Pio II rappresenta uno dei più importanti desiderata degli studi sul Quattrocento europeo.