La ricerca si propone di studiare le relazioni tra marginalità e scrittura in epoca barocca, analizzando tre figure chiave del discorso sull’emarginato: il giocatore d’azzardo, il delinquente, il moro di Granada. Queste tre figure animano vari generi letterari: trattati didattico moraleggianti con elementi costumbristas, la jácara e le commedie de moros y cristianos sulla Conquista di Granada, ma anche novelas cortas, romanzi picareschi e la poesia satirico-burlesca.La ricerca si propone di editare un testo di Francisco Navarrete y Ribera, La casa del juego (Madrid, 1644) che offre un quadro sociologico interessante sul gioco d’azzardo in epoca barocca. Particolare attenzione sarà data all’analisi delle strategie narrative poiché Navarrete y Ribera utilizza facezie e aneddoti folcloristici in funzione del ravvedimento del giocatore, come anche al linguaggio in quanto al gioco di carte è sempre legato un linguaggio cifrato, di registro popolare e vicino a quello della delinquenza o germanía. Il mondo sovversivo della delinquenza anima anche il genere letterario della jácara, poco studiato fino ad ora, dove prende corpo la dialettica tra repressione politica, controllo sociale e desiderio di libertà e sogno utopico di un mondo alternativo a quello angusto della Controriforma. Vittima illustre di un mondo chiuso e miope è anche il moro di Granada e lo studio di alcune commedie del sec. XVII (di Lope de Vega, soprattutto) offre una stimolante occasione per analizzare i rapporti tra il mondo cristiano e quello arabo, rapporto che ancora oggi risulta problematico.